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Fiabe popolari Italiane Regionali Fiabe dell'Abruzzo. Parente è noto anche per aver trascritto, insieme al De Nino, la canzone popolare Scuramàje - Lamento di una vedova, testo studiato anche da Giorgio Morelli. Omaggi a De Titta sono stati fatti nel paese natale, con la musealizzazione della casa, a fianco la chiesa madre di Santa Maria Assunta, nell'intitolazione a egli della piazza principale, nello studio critico ancora oggi in atto, delle sue opere presso l'editrice Carabba di Lanciano, nell'intitolazione dell'Istituto Pedagogico Magistrale a "Cesare De Titta" presso Lanciano, e nella costruzione del Monumento ai liceali Caduti per la Patria, in occasione del 1922, quando fu riaperto il Liceo classico "Vittorio Emanuele II" a Lanciano. se buono o no ASSOCIAZIONE RETE ITALIANA DI CULTURA POPOLARE Sede legale: Via dell’Arsenale 27/E – 10121 Torino - Tel 388 3275068 - 393 5766183 – P.IVA 09555030015 – C.F. Molte canzoni, che allora erano composte da Luigi Dommarco, Guido Albanese, Antonio Di Jorio, Luigi Illuminati e Cesare De Titta erano rielaborazioni di stornelli e canzonette popolari anonime già esistenti, il fine della maggiolata era dunque quello di conservare le tradizioni popolari creative da una parte, dall'altra di migliorare e rinnovare, senza troppe variazioni, queste canzoni popolari per filoni, quello della serenata, quello malinconico, quello scherzoso degli stornelli, quello celebrativo ed evocativo. poesie tossiche nel silenzio del cielo stamattina essere creature «O Mèusa, teu che stié sott' a zu Monte,scuòste a zù jacce de zu Garapòre...». Gran Sassu, Avezzanina Mia, Vola Vola, 99 cannelle e altri canti in questa bellissima raccolta, buona visione! Neanche Gabriele D'Annunzio con le sue poesie d'occasione, senza che fossero pubblicate in una vera e propria antologia, era riuscito a influire nel corso della storia della poesia dialettale con i suoi epigrammi in dialetto pescarese. della crescita e negli schianti come i gorghi neri amano i marinai Rappresentato maggiormente da Luigi Anelli e Gaetano Murolo, e di recente dal poeta Fernando d'Annunzio. Tuttavia non mancano chiari riferimenti storici, come la congiura contro il tribuno della plebe Niccolò di Sinizzo, l'incoronazione papale del 28 agosto 1294 di frate Pietro da Morrone presso la basilica di Santa Maria di Collemaggio, e la tremenda pestilenza del 1348, seguita da un forte terremoto del 1349, che distrusse gran parte della città. staccata la retina per non vedere più, lago morto ristagni d’acqua nei vicoli in cui arrivare, andare via. La città verrà ricostruita nel 1265-67 per volere del nuovo sovrano Carlo I d'Angiò, che insieme agli Aquilani sconfisse Corradino di Svevia nella battaglia di Tagliacozzo. La città inizia a svilupparsi dall'attuale Quarto di San Giovanni di Lucoli, e nella parte nord-est, in località La Torre, il cuore dell'attuale Quarto di Santa Giusta. all’erba piegata dalla pioggia la ragazzina tossica mi accompagna a brick lane che mi ama perché io non esisto Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Si tratta della Cronaca rimata (testo dell'edizione De Bartholomaeis), che compone il vasto corpus delle Cronache aquilane (dal XIII secolo sino al XVIII), dove in sonetti sono narrate le vicende, più con compiacimento per il particolare e per gli eventi criptici e inusuali (i cosiddetti excursus), alla maniera di Erodoto, che con rigore storico imparziale, tanto che lo stesso Buccio interviene con opinioni personali, descrivendo inoltre i momenti di euforia per l'elezione di Celestino V o di grande sconforto per i terremoti, come quello del 1349, con evidenti escamotage volti a provocare stupore e pathos.Certo è comunque da stabilire che con Buccio di Ranallo nasce la letteratura abruzzese vera e propria, e la storiografia aquilana, dopo la sua morte, venne proseguita da Nicola da Borbona, che scrisse un libello sulla guerra di Braccio da Montone (1424) e Antonio di Buccio, che narrò le vicende della città dal 1363 al 1381. li si ca ugne suffiate è nu suspire, un assolo e un cavaliere tutto rosso ti vujje fa' na bella 'mpruvisate la topografia ridisegnata dalle vene d’acqua D'Annunzio fu un poeta d'occasione, per quanto riguarda l'uso del dialetto. Battezziamo giorni ore finiscono le sigarette e pure le stanze d’albergo Cant’alléègre gne na voccheche tti scròccheris’e vvaçe vaç’e rrise‘M paradise me ne vajje, Mariucce,repensènne a ssa vuccucce. È candore Anelli fu anche storico della sua città Vasto, sulla scia del predecessore Luigi Marchesani. (Primo Levi) Settembre, andiamo. Le scarpe sono come i parenti, più strette sono, più fanno male. goodbye blue sky goodbye, Non è un paese per poeti (Prufrock spa, 2015). che me dicévene de mamme 26 Febbraio 2016 16 Ottobre 2017 Interno Poesia 3 commenti Elliot Il fumo bianco Il pianeta interiore Poesia Poeti abruzzesi Poeti contemporanei Poeti del '900 Poeti di oggi Poeti italiani Renzo Paris Divenuta dunque una stazione commerciale obbligatoria, ci furono scambi anche culturali per quanto riguardava non solo la letteratura, ma anche l'architettura, la scultura, la pittura, l'intaglio del legno, ecc. «Lo cunto serrà d'Aquila, magnifica citadeet de quilli che la ficero con grande sagacitade.Per non esser vassali cercaro la libertadeet non volere signore set non la magestade», «Si racconterà dell'Aquila, magnifica cittàe di quelli che la fecero con gran sagacità.Per non esser vassalli cercaron la libertàe non vollero signori se non la maestà», Buccio fu autore di una cronaca, in forma di poema in versi, sulla storia della città, L'Aquila, dalla sua fondazione, che ipotizza nel 1254, al 1362; scritta, probabilmente a partire dal 1355,[3] in quartine di 1256 versi alessandrini monorimi intercalati da 21 «vigorosi sonetti politici»,[3] intesi, questi ultimi, alla pacificazione dei contrasti intestini tra le fazioni cittadine. 5 metri quadrati di soffitti pieni di preludi e di muffa debacle dentro un bacio La maggior parte sono componimenti a tre strofe di una quartina più doppie strofe, a rime incatenate ed endecasillabi. Il poeta vastese contemporaneo è Fernando d'Annunzio, nato nel 1947 nel borgo Santa Lucia, autore nel 2001 della raccolta Nghi tutte le core e delle Storie (1995), composizioni musicate ed eseguite dal locale Coro polifonico "B. Lupacchino dal Vasto". Il volumetto, che contiene cinque favole natalizie, è tratto da "Parabole e novelle", uscito nel 1916 per la editrice Sideri di Napoli. Quest'ultimo fu composto il 8 novembre 1926, in ossequi del tipico dolce abruzzese, il parrozzo. la pozzanghera e l’altra scarpa mancante Il Dommarco stette molto attendo alla scelta delle singole parole, anche per ottenere maggiori figure retoriche, dato che si cimentò anche nella traduzione dal francese, in particolare di Mallarmè, e dei lirici greci come Nosside, Saffo, Alceo, Archiloco, che tradusse in dialetto ortonese. N come non è Bisanzio il paradiso Dopo aver composto il laudare della Santa Caterina d'Alessandria per la confraternita omonima del Quarto di San Pietro (esiste ancora oggi la chiesa in via Gaglioffi), Buccio iniziò a diffondere dei sonetti sugli episodi della vita aquilana, che maggiormente accendevano il suo sorte sentire politico, che li indirizzava ai concittadini. I premi di Rep@Scuola. della carta da parati finisce la strada con la puzza dei moli Poesie dialettali abruzzesi. Mare Nostre è il titolo di una canzone dialettale abruzzese di ispirazione popolare. franano le parole come franano i versanti o quasi. protettore dei muri rossi 08911340019 - Biblioteca presso polo del 900, via del carmine 14 - Fondo Tullio de Mauro, Galleria Tirrena, Via dell’Arsenale 27 scala E info@reteitalianaculturapopolare.org Raccolta di antichi proverbi abruzzesi, modi di dire e cantilene dialettali abruzzesi, proverbi in dialetto abruzzese o vernacolo d'Abruzzo - Collection of Abruzzo's proverbs, ancient Abruzzesi proverbs, idiomatic expressions and rigmaroles in Abruzzese dialect, proverbs in dialect or vernacular of Abruzzo. anche in noi di noi ogni momento d’ogni cosa, il puppare miele Fu il capostipite di una sorta di dinastia di musicisti abruzzesi, che ancora oggi risiede nel paese di Poggiofiorito, composta dal figlio Vincenzo Coccione, titolare di un'associazione musicale, del nipote Camillo Coccione, in rapporti con il poeta, compositore ed editore Luciano Flamminio di San Vito Chietino. Voce «Buccio di Ranallo», Grande dizionario enciclopedico UTET, 1967, Film d'amore e d'anarchia - Ovvero "Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza...", Poeti dialettali abruzzesi (da Luciani ai giorni nostri), https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Poesia_dialettale_abruzzese&oldid=117589829, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo, Alfredo Polsoni (1867-1955): di Paglieta (Ch) fu biologo e professore al liceo di Pescara, successivamente raccolse versi dialettali in "Storia paesana", e compose anche epigrammi in latino, a ispirazione di, Vito Moretti (1949-2019): studioso di Decadentismo e di D'Annunzio, scrisse anche versi dialettali ispirandosi proprio alla poesia tardo ottocentesca, nel 1998 ha riavviato la campagna di studi sul poeta abruzzese. Questo sentimento di dolore e malinconia, di impotenza di fronte a un fenomeno tanto incontrovertibile, è ancora più evidente nelle liriche di Vittorio Monaco (1941-2009), nativo di Pettorano sul Gizio, vicino Sulmona, comunque legato al circolo peligno. Michele Lalla di Liscia, nato nel 1952, ha realizzato tre pubblicazioni, confluite in "Poesie in dialetto abruzzese: 1970-2020" (auto-pubblicazione, Amazon, pp. anche maggio, con le ginocchia la salvezza affidata solo ai cervi O Ma', se quacche notte mi ve ‘nmente, scandiva un tempo preciso stabilito una volta per tutte lu vènde ch’à suffiate a ogne vvele nessuno il tempo che me dévene da corre. o inizio, gli incontri dell’estate, A imitazione dell’acqua (Nottetempo, 2017), È all’altezza della vita ancora il momento non sa il mio pianeta interiore è le morte stagioni e la presente Nacque a Lanciano nel 1901, il padre Alfonso era tipografo presso la casa editrice Carabba, e lo avviò agli interessi letterari; nel 1923 il Fagiani dono essersi diplomato all'istituto tecnico di Chieti, insegnò nel paese di Casoli; e suggestionato dagli ambienti pastorali, compose i testi teatrali di A la fère de lu Bon Cunzìje (alla fiera della Madonna del Buon Consiglio) e Na parentezza a la ritorne (Una parentela a circolo), inedite. una mano e una carezza Pier Paolo Pasolini infatti, accennando a De Titta, parlò di "pascolismo dialettale",[8] ossia l'autore rifiutava i pregiudizi teorici contro gli sperimentalismo e le avanguardie, e ciò lo si vede dalla seconda edizione corretta delle Canzoni abruzzesi del 1923, dove De Titta sembra lanciare una sfida ai futuristi, il mondo di De Titta, nel suo vivere pacato e ordinario nelle campagne, convince di più sì nella lirica che nei drammi e nelle commedie. Non lo usò sovente, più che altro compose dei piccoli epigrammi o anche "madrigali" di breve durata con dedica a persone care, come la madre Luisa de Benedictis, o ad amici, come Giacomo Acerbo e Luigi d'Amico: si ricordano L'Acqua de la Pescara per la madre, La purchetta d'ore per l'Acerbo, e Lu parrozze per Luigi d'Amico. estasi di tabacco e samovar di antichi riti li si ca ugne mutive è nu lamente![7]. Tra questi componimenti in volgare, dove si evidenziano già i primi tratti dell'attuale dialetto aquilano, c'è il Detto dell'Inferno, in cui in forma dialogica un defunto a un vivo spiega i tormenti dell'Aldilà, e il seguente invito ad abbandonare i piaceri terreni. il limite nei miei solo penombre provvisorie Sono temi ricorrenti nella canzone popolare mediterranea, in particolare in quella portoghese, con… Nato nel paesetto di Sant'Eusanio del Sangro vicino Lanciano, definita nei suoi canti "Fiorinvalle di Terra d'Oro", De Titta amava definirsi poeta delle tre lingue, perché avendo studiato al seminario diocesano lancianese, conosceva il latino, l'italiano e il dialetto, e compose carmi in tutte e tre le lingue diverse, molti dei quali dedicati all'Abruzzo e alla sua terra, nonché alcune tragedie e commedie, per l'editore di Lanciano "Rocco Carabba": A la fonte - La scuncordie. di cristo il suo riposo nel lino: non declinare, Tra i poeti Abruzzo del 1900 segnaliamo Ignazio Silone, nato a Pescina e rimasto orfano nel terremoto di Avezzano. La prima edizione del Canzoniere con componimenti dialettali, fu pubblicata da Carabba editore nel 1919, e la nuova edizione accresciuta nel 1923, ripubblicata in edizione critica nel 1992. Proverbi Abruzzesi . Il testo sembra provenire da un incontro linguistico della popolazione del Vasto, sull'Adriatico, con le popolazioni balcaniche degli Schiavoni, che nel XV-XVI secolo popolarono ampie fasce della costa abruzzese, spingendosi anche nell'hinterland della provincia di Chieti e Pescara. deve venire, ma non sa dal lento nascere Al tempo di un pioppo che cade il carbone mezzo arso e mezzo no - Dice - N'Abbruzzese! I manoscritti originali di De Titta sono conservati a Sant'Eusanio del Sangro presso la biblioteca civica nel museo della casa natale, custoditi da V. Verratti. L'opera manoscritta fu edita a Popoli nel 1916 dal Colarossi Mancini con appendice storico critica etnologocica, risulta una preziosa fonte di conoscenza dell'ambiente culturale di Scanno e della valle del Sagittario, fu studiata da Guido Morelli, Antonio De Nino e Giuseppe Tanturri. de quanda sole se puté ’llignà ogni cuore che mi è venuto incontro Nel 1930 al Teatro Fenaroli di Lanciano rappresentò La mamme che nen òre, cui partecipò il futuro scrittore lancianese Eraldo Miscia, alunno di Cesare Fagiani. melodrammi privati I’m coming home e tu non lo sai fiamme ungheresi Sono poesie di vario genere, scritte in dialetto abruzzese, per mantenere vivo l’interesse per le lingue dialettali c... Inizia a leggere Supporta il libro Commenta. di sera e di mattina scarpe perse per strade e lo sguardo si fa severo Il concetto della koinè abruzzese, già provato da Luciani e De Titta, fu sviluppato e analizzato criticamente dal poeta peligno Ottaviano Giannangeli [1] che fu anche promotore del festival tuttora in attività della Settembrata Abruzzese, che prima si teneva a Ortona, e poi a Pescara, memore di quel fondamentale passaggio d'identità culturale che avvenne a Ortona col festival della Piedgrotta, poi Maggiolata, in cui le canzoni popolari venivano composte da Luigi Dommarco, Cesare De Titta, Luigi Illuminati e Giulio Sigismondi, e musicate da altri abruzzesi del chietino, come Antonio Di Jorio e Guido Albanese, la cui eredità fu poi raccolta da musicisti come Camillo e Vincenzo Coccione, entrambi di Poggiofiorito, vicino a Ortona, nonché dall'Associazione culturale "La figlia di Jorio" di Orsogna, e da altri gruppi corali della provincia di Chieti come il Coro "Cesare De Titta" di Perano. di timidezza e di quattrocento Li scarpe jè com li parind: cchiù è stritt, cchiù fa dol. degli addomi trafitti ombre allungate dalle ceneri e dalle braci di quella nostra ampiezza, fine "), la commedia Lu crivelle (Il crivello) del 1959, e il quadretto di tradizione popolare Lu ggiorne de Sant'Eggidie del 1957, ispirato alla tipica festa lancianese del 31 agosto, in cui si commerciano e si regalano le campanelle di terracotta per gli innamorati. Questi spettacoli dunque recitati nelle piazze, davanti alle chiese, o nelle chiese stesse per le cerimonie religiose, venivano composti anche a carattere paideutico per la popolazione, gli argomenti venivano selezionati e riformulati e riadattati alla convenzione del popolo, subito il testo nel linguaggio parlato, dunque il dialetto stesso, con alcune forme di litanie latine, doveva essere compreso dagli spettatori. Altra opera di Parente è La fijanna de Mariella, dove si descrive la festa popolare per l'avvenimento del parto della sposa novella, una sorta di sequel del primo poema. Tutto ciò che amo ha dentro il mare (La Vita Felice, 2014), Oggi che la terra è affebbrata Con il Canzoniere, De Titta entrò nella storia della letteratura abruzzese in maniera ufficiale, restando l'esempio più importante del vernacolare abruzzese sotto-forma di monumentale raccolta di elegie e sonetti. [4] Molte poesie infatti sono dedicate al tema della fonte, così come molte canzoni popolari abruzzesi, meta di incontri, chiacchiere, ricordi e pensieri filosofici sul senso della vita. Vulesse aretruvà Tra i temi correlati si veda I proverbi abruzzesi più belli e famosi e Frasi, citazioni e aforismi sulle Marche e i marchigiani. Proverbi Abruzzesi Questo "circolo" rappresenta ancora oggi, con l'ultimo esponente ancora in vita, Pietro Civitareale (n. 1934), un interessante gruppo di poeti dialettali della zona peligna dell'Abruzzo. Ogni anno la magnifica, originale, maestosa e carismatica statua della Madonna del Carmine richiama centinaia di turisti e fedeli. 3 pappagalli alla sbarra Qui sotto è riportato l'elenco delle canzoni popolari/bolk abruzzesi, viene inoltre indicato se … L’amore, che ancora cerco, non dice bugie è stato quel partire. poesie mai terminate in caledonia [4] Fu anche autore di una Leggenda di Santa Caterina d'Alessandria, commissionatagli da una compagnia di pietà. ragionami come un’onda, un pruno, un’ombra dissestata … N come monocromie ancestrali Nella sua cronaca tratta di molti degli eventi salienti dei suoi tempi, quali la prima e seconda fondazione della città e il succedersi delle dinastie reali nel meridione. rioni di case popolari nella stanza e sfioro come un cieco Concapeligna è il portale di accesso alle realtà del territorio dell’area peligna presenti in rete. Come si è visto con Romualdo Parente, la tradizione lirica esisteva già, tanto che egli raccolse l'anonimo lamento Scuramaje, mentre De Nino nei suoi Usi e costumi abruzzesi registrò, insieme anche al Finamore, delle canzoni e delle preghiere popolari in dialetto. Proprio la presenza nelle città maggiori italiane di queste confraternite religiose, favorirà lo sviluppo di testi che lentamente iniziarono a discostarsi per originalità dei classici Laudari, che erano ben strutturati in momenti scenici: rappresentazione delle figure, il narratore che spiega, il lamento della vergine Maria che va in cerca del figlio rapito dai Romani (per fare esempio il ciclo della Passione), il compianto e il lamento finale con appello e benedizione finale al pubblico. Il poema narra in 1256 strofe tetrastiche di alessandrini (il verso ufficiale della didascalia settentrionale) gli avvenimenti della storia Aquilana, partendo dalle vicende che precedettero la prima fondazione nel 1254 dai famosi 99 castelli circostanti, e terminando con i fatti del maggio del 1362. Inoltre frasi per ogni occasione, racconti, filastrocche, aforismi, citazioni di personaggi famosi e tanto altro ancora! Attiriamo quello… se puoi ogne ccore che m’à minute ngondre Da tale unione sarebbe nato il canto fortemente monodico in 17 strofe dello Scuramàje, noto come "Lamento di una vedova", oggi molto noto, perché la canzone fu ridotta e riadattata da Nino Rota nel film Film d'amore e d'anarchia - Ovvero "Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza..." di Lina Wertmüller. cuciti milioni di sguardi Ciò lo si vede anche in Terra d'Oro, dove la descrizione dei personaggi è accompagnata anche da osservazioni filosofico-esistenziali, sul tema dell'anima, e degli aspetti che ancora sono stati esplorati. salvato dagli occhi di un bambino? Fu un momento irripetibile per lanciare la cultura popolare musicale abruzzese fuori dal panorama provinciale e regionale, in quegli anni Ortona divenne il centro pulsante, insieme a Francavilla e Pescara, della tradizione abruzzese, con il favore anche di artisti già affermati, quali Michetti, Cascella, D'Annunzio, e il Tosti, che aveva già introdotto il tema della Maggiolata alla fine dell'800, rimusicando dei pezzi anonimi d'ambito popolare. il tacito patto dei salici lungo il Tamigi tu alla sera rovistavi la brace Le poesie furono raccolte in volumi Da mo ve diche addìje (1980), comprendente delle liriche storiche di Tèmbe stòrte (1970); in queste liriche Dommarco rivoca l'Ortona vissuta da bambino negli anni precedenti alla tragica guerra che distrusse Ortona, quando si viveva nel clima festaiolo della Maggiolata, nella seconda parte i temi sono più crepuscolari e rievocativi, andando alla ricerca anche di luoghi materiali, che a causa della distruzione bellica e della speculazione edilizia non ci sono più, o che sono profondamente cambiati, quasi il Dommarco voglia accompagnare il lettore in una visita "amarcord" dell'antica Ortona, «La Squijje di Natale dure n'ore,eppure quanta 'bbene ti sumènte!Te' 'na vucetta fine, e gna li sentepure lu lancianese che sta fore!». Fornisce informazioni utili per il cittadino ed il turista. anche se non servono l’errore ma santo Tale fenomeno prese ispirazione dalle scuole dell'Umbria e della Toscana, dove le preghiere ai santi sono scritte in forme metrica e accompagnate dal canto e della musica. Presento una raccolta dei proverbi abruzzesi più belli e famosi. Collaborando con i periodici della provincia di Chieti e di Lanciani, Fagiani pubblicò la poesia Lu Done, ispirato alla fiera dell'8 settembre che si tiene a Lanciano dia contadini delle contrade in onore della Madonna del Ponte (1933). Egli infatti non solo rinnovò i temi da trattare nelle poesie, ma come l'Anelli e il Monaco fu un certosino revisore dei suoi carmi, e nel lavoro di labor limae cercò di avvicinare il più possibile la scrittura alla parlata dialettale ortonese, che nel frattempo andava variando nei decenni del secondo dopoguerra italiano, con il boom economico, il rinnovamento della lingua con nuovi neologismi ecc. Infatti il tema centrale della Cronica è la lotta delle fazioni, poiché ogni elemento nuovo dei mercanti e degli arrivisti è visto da Buccio come fonte del sovvertimento del vecchio ordine; questo sovvertimento può mostrarsi con tentativi di restaurazione degli antichi privilegi, oppure cercando di monopolizzare con la politica demagogica le nascenti risorse dell'attività commerciale e artigianale, dato che in quel tempo nacque il Collegio delle Arti Nobili, con sede nell'ancora esistente palazzetto dei Nobili.Sotto re Roberto d'Angiò, definito "re Mercante" da Buccio, i nobili minacciarono la collettività, e il dissidio tra politica oligarchica e necessità del Comune, che si individuano nello sviluppo artigiano nella regolamentazione dei rapporti col ceto rurale, si acuisce al punto da rendere precaria la stabilità della forma istituzionale vigente di governo.In questo contesto Buccio traccia uno spietato ritratto di Pietro Lalle I Camponeschi, da non confondere col nipote Pietro Lalle Camponeschi, il quale con il sui potere ha occupato il Comune, gestendo la cosa pubblica. il pianeta che muore, carico di icone La politica di lealismo che la monarchia intese restaurare nei confronti del clero e dei nobili, il fiscalismo gravoso, l'arbitrio degli ufficiali, dovettero essere avvertiti in Aquila, il cui notevole sviluppo economico e sociale avrebbe richiesto un'adeguata evoluzione delle forme costituzionali, nei confronti della monarchia. Ancora in forma embrionale si può vedere nei versi dell'anarchico Umberto Postiglione di Raiano, morto a soli 31 anni nel 1924, il quale avrebbe passato il testimone al suo compaesano, poeta, critico e docente universitario, Ottaviano Giannangeli (1923-2017) che ne raccolse il patrimonio letterario in diverse pubblicazioni [9]. déndre a lu scure de lu mmèrne. Tuttavia qui si riconosce anche un universo più intimo e raccolto, che si avvicina al sentimento di comprensione e compassione per le sofferenze vissute dalle proprie genti, specialmente quelle del paese di montagna di Pescosansonesco, che nel 1933 subì i danni del terremoto della Majella, oppure per la vicenda molto drammatica del Beato Nunzio Sulprizio, il santo patrono locale, come Luciani fece in La vera storia di Sante Nunzie (1936). Ma il mondo è ancora e sempre l’idea puntuta di ciò che cerco. io mi dispero e disattendo La città dell'Aquila (prima chiamata solo Aquila), fondata nel 1254 e poi di nuovo nel 1266 da Carlo I d'Angiò, si affermò immediatamente come centro economico fiorente al centro dell'Italia, posta lungo la via degli Abruzzi per il passaggio delle merci e delle carovane dalla Toscana e dall'Umbria per arrivare a Roma o a Napoli. e che n’areminute ma’ a fa sapé e che non è tornato mai a far conoscere I primi sonetti sono del 1338, la città è in armi, divisa in due fazioni che parteggiano per i Camponeschi e per i Bonagiunta, di fronte al pericolo della guerra civile, Buccio ammonisce di non prestare fede alle lusinghe delle due fazioni, smaschera la froda baronale, come il più serio pericolo che minacci la costituzione del Comune. Nel 1961 il Fagiani si dedicò anche al teatro, componendo la commedia in versi Sciò-là (ossia un'interiezione lancianese che significa "sciò, via! la resurrezione affidata solo agli alberi che non esistono più La particolarità del dialetto abruzzese sta nel fatto di non aver raggiunto un livello di maturità, come koinè, sino al primo Novecento, in quanto nella regione si parlano vari dialetti differenti, dall'area sabino-aquilana, a quella teramana, da quella vestino-pescarese a quella napoletano-sulmontina, a quella del chietino, dell'area frentana orientale, ecc. - quacche zzure è 'ccapace de penzà:- Che tterre de bbregànde, uh, cche paièse!». Al di là del periodo più crepuscolare e malinconico della seconda produzione del Luciani, la citica ha evidenziato la grande originalità poetica nella raccolta Stelle lucende, dove il dialetto è misto appunto a una carica di emotività e amore dichiarato per la propria terra d'Abruzzi, veicolata da quel lirismo e da quel topos di terra vergine, inesplorata e inviolata tanto caro a D'Annunzio e Michetti, che è riuscito a espatriare fuori regione, ea diffondersi nell'immaginario collettivo del Paese. Dai primi tentativi di edificazione della città dagli abitanti di Amiternum (l'antica città romana sabina presso San Vittorino), verificatisi nel momento critico della lotta imperiale e papale tra papa Gregorio IX e Federico II, si passa agli sforzi più consapevoli degli Aquilani, tesi al raggiungimento di una costituzione comunale, nell'ambito di quel generale risveglio delle autonomie locali, che s'avverte nel Regno di Napoli, all'indomani della morte di Federico (1254), e si conclude con la costituzione dell'originario Comune rustico, presso la località di Acculi (l'area attuale del Borgo Rivera con la fontana delle 99 cannelle), che divenne Municipio riconosciuto dal Privilegium concesso da Corrado IV di Svevia, figlio di Federico, nel 1254. Questi testi sono composti da parti recitate e cantate, con specifiche didascalie e indicazioni di allestimento scenico e del ruolo dei personaggi e degli interpreti, quasi fossero dei copioni scenici; il più antico in Abruzzo, giunto in compiuto, è una Passione (l' "Officium quarti militis", dal nome dei quattro soldati romani che vanno al Sepolcro di Cristo e assistono al miracolo) ispirata a una più antica dell'abbazia di Montecassino, rinvenuta nell'archivio della Cattedrale di Sulmona. In questo secolo avviene una vera e propria autocoscienza critica dei poeti dialettali, persone non per forza rozze e ignoranti, incapaci di usare la lingua ufficiale del nuovo Regno d'Italia, anzi personaggi che hanno studiato a scuola, decidono coscientemente di esprimere i concetti e il pensiero semplice e schietto del proprio popolo avvalendosi del dialetto.

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